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S. Felice in Felline e Santa Maria Madre della Chiesa

La Chiesa fa parte della parrocchia di S. Felice e santa Maria Madre della Chiesa, istituita con il Concilio Vaticano II (1962-1965), dall’unione di S. Felice I Papa e Martire dei Consulmagno, ricostruita presso l’antica S. Felice in Felline, e di S. Maria Madre della Chiesa in Sala Abbagnano.
S. Croce e San Felice è un’altra chiesa salernitana, che, però, nel 1811 era unita alla parrocchia soppressa di S. Felice ( poi ricostruita nel 1961)
La plebs ruralis di San Felice in Felline, sita in viale degli Aranci, nel quartiere di Sala Abbagnano, in zona Felline, risale all’epoca longobarda.
Il toponimo Felline è riferibile ad una zona argillosa ed alla produzione di mattoni e stoviglie di uso comune, attestata in zona, dall’età imperiale all’Alto Medioevo.
Questo territorio fu donato ai Benedettini di San Massimo in Salerno, da Teoderperga, figlia di Emerisio e vedova di Ragenbrando nel IX secolo. ( C.D.C.,1,124)
La Chiesa viene menzionata per la prima volta in un documento del’XI secolo (1057), in cui si parla della concessione da parte di Teodora al presbitero Romualdo .
Sorge extra moenia, circondata da acacie, cipressi e quercie, nel luogo dove sorgevano le cave di argilla e si lavorava la ceramica.
Kalby negli anni ’60 ubicava la chiesa nella“Foria salernitana” oltre l’Irno. Lo storico P. Natella sostiene, però, che la “Foria” cominci da Piazza Portanova, sede del mio Comitato cittadino.
Kalby ricordava che: nella “Foria Salernitana”, oltre l’Irno, prima della costruzione della Tangenziale Est di Salerno, svincolo del segmento autostradale dell’A3: Salerno¬Reggio, vi era una distesa di orti, aranceti e la coltivazione dell’olivo sulle pendici di Giovi nelle frazioni di Casa Manzo, Santo Stefano, Bottiglieri, San Nicola, Piegolelle, Casa Vicinanza o Santa Croce, Casa di Giacomo, Casa Polla, Casa D’Amato, Incarto, Montena, con la produzione di fichi e di uva sanginella.
Una leggenda ubicava qui un antico tempio dedicato alla dea della caccia: Diana.
Il culto di S Felice, è diffuso in Campania e soprattutto a Nola, dove si celebra un santo vescovo di nome Felice.
Il nostro San Felice, martire salernitano fu condannato da Dracco, prefetto della città, perché si era rifiutato di fare sacrifici agli idoli pagani e venne decapitato. Le reliquie sono raccolte in un urna in alabastro e conservate in una botola, sotto ad una grata, nella Cripta del Duomo di S. Matteo.
L’ingresso principale è sormontato da un archivolto ad ogiva. In asse con il portone d’ingresso vi sono due monofore ed un oculo e sul colmo un campanile con due aperture.
All’esterno si possono ammirare motivi decorativi longobardi, con mattonelle messe a forma di triangolo ed un rosone realizzato con conci di tufo grigio. Sul portale d’ingresso prima dei restauri si poteva notare un arco romanico a tutto sesto, che oggi è coperto da intonaco, e sotto appare l’ogiva gotica. All’esterno i muri longitudinali sono rafforzati dai contrafforti. Tracce di lavori risalgono al 1000, al ‘400 ed al ‘700. L’interno è a due navate, una “centrale” e una minore.
Il tetto della navata centrale è a mezze capriate lignee, la navata minore presenta il tetto a mezze capriate. Le due navate sono divise da due arcate a tutto sesto.
In realtà, le due navate sembrano essere state generate dalla fusione di due cappelle attigue tra loro, realizzate in epoche diverse. La più antica, risalente al IX secolo, è rivolta a mezzogiorno e comprende una piccola sagrestia, costruita con piccole pietre di fiume alternate a mattoni; la seconda è successiva di circa un secolo. Le absidi dei due ambienti sono affiancate e gli ambienti sono raccordati da un arcone centrale.
L’abside minore, occultata per lungo tempo da un altare che è stato eliminato, mostra tracce di affreschi. Altri frammenti di affreschi sono nella lunetta del portale esterno, ad ovest.
Sono affreschi di scuola salernitana, del primo decennio del XV secolo e sono stati attribuiti alla stessa mano della Pietà della chiesa dei santi S. Crispino e Crispiniano, oggi conservata nel Museo Diocesano di Salerno ed alla Madonna di Vallo della Lucania.
La navata maggiore presenta altri affreschi, all’interno di una riquadratura di stucchi e finte colonne, che raffigurano: l’Eterno Padre, nel cupolino dell’abside, la Madonna della Misericordia e San Felice. In particolare, la “Madonna della Misericordia” è attribuita al grande pittore salernitano Andrea Sabatini. Quest’ultimo, detto anche Andrea da Salerno, fu il massimo esponente dell’arte salernitana del XVI secolo, e mediatore dell’arte di Raffaello.
La Madonna della Misericordia di San Felice è stata paragonata alla Madonna delle Anime Purganti del Polittico di Buccino, conservata nella Pinacoteca Provinciale di Salerno.
L’opera è datata al 1512 e secondo il Bologna presuppone un soggiorno romano dell’artista. De Dominicis, affermava, che Andrea Da Salerno avesse un’ esperienza giovanile preraffaellesca, con contatti con Cristoforo Sacco e Cesare da Sesto.

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